tag:blogger.com,1999:blog-2478081840071176132024-02-07T06:52:41.481+01:00mammasafariBorraccia, binocoli e taccuino. Avventure nella savana della vitavalesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.comBlogger18125tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-46605210974750589452015-04-01T22:45:00.002+02:002015-04-01T22:45:23.560+02:00Lavoro freelance, non sei così dolce come pensavo...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Ok. Allora. Io mi chiedo: come fanno quelle mamme che lavorano full time, gestiscono figli e casa e la sera hanno ancora la forza e il coraggio di non buttarsi sul divano e svenire con un rivolo di bava alla bocca, ma diligentemente siedono ancora al computer per aggiornare il loro blog? Ho solo due considerazioni da fare in merito.<br />
1. Chapeau.<br />
2. Visto che a occhio e croce queste donne sono la maggioranza della popolazione femminile (che anche se non aggiornano il blog magari la sera stendono i panni o stirano o altro), mi chiedo se non sia io ad essere fatta di un materiale di seconda qualità. Perché pur non lavorando full time (diciamo) e avendo solo n.1 figlio, non aggiorno questo blog da circa due settimane, né mi è quasi mai passato per l'anticamera del cervello. Fino a oggi quando per puro caso, mi è tornato in mente. Oddio, il blog! Orfano della sua mamma! Andiamo a trovarlo.<br />
<a name='more'></a><br />
Cosa è successo nelle ultime due settimane? Ho ripreso - per così dire - a lavorare. Da quando è nato Leonardo, scaduto e andato a male il contratto di prima, mai mi sono data da fare per cercare un nuovo impiego. Man mano che i mesi passavano si è trattata sempre più di una scelta consapevole, più che di una situazione subita: volevo stare con il mio bambino, con tutti i pro e i contro del caso. Tornare in un ufficio per 8-9-10 ore al giorno e lasciarlo da mattina a sera mi è sempre sembrata un'opzione abominevole, pertanto non praticabile. Quindi niet. Tuttavia, per puro caso un paio di mesi fa mi è caduto l'occhio su un bell'annuncio per una collaborazione freelance. Beh, insomma - ho pensato - forse non farà male a nessuno se ricomincio a fare qualcosa. Per togliere un po' di ragnatele lì dentro ad esempio. E il piccolo già va al nido mezza giornata per darmi un po' di respiro, quindi il tempo ce l'avrei. Così è cominciato l'ambaradan del processo di application e dopo circa un mese (sorpassati a destra tutti gli altri pretendenti) ho vinto il posto di lavoro.<br />
<br />
Solo che avevo fatto male i calcoli: <i>freelance </i>non è sinonimo di <i>vacance</i>. Ed è forse quasi più duro di un lavoro dove timbri il cartellino. Se non te li dai, non ci sono orari. Spesso - soprattutto all'inizio - rischi di lavorare furiosamente un'intera giornata e non cavare un ragno dal buco (tradotto: non vedrai un centesimo). E' vero gli orari te li gestisci tu (e fin'ora almeno tre ore pomeridiane sono riuscite a riservarle per il mio nanetto) ma scordati che non farai salti mortali per gestire il circo. Mi viene anzi in mente una parola inglese: juggler ( > avete mai visto la mini web serie <a href="https://www.youtube.com/watch?v=wCLDyKYnLbM" target="_blank">The Broadroom </a>della stessa autrice di <a href="http://www.hbo.com/sex-and-the-city" target="_blank">Sex and the City</a>? Se no, guardatela, è carina!).<br />
<br />
Insomma diciamoci che sono ancora in fase molto iniziale e andrà meglio quando il rodaggio sarà in via di completamento. Intanto vedo già in atto gli effetti della disinfestazione dalle ragnatele in testa: per scrivere un post impiego molto meno tempo di qualche settimana fa e il rapporto qualità prezzo non ne risente. (Sarà che non vedo l'ora di buttarmi giù e quindi le dita volano? Mah..). Comunque, se nel frattempo qualcuna ha qualche buon consiglio per la sopravvivenza, ogni tip è ben accetta. Per il momen...ronf ronf sgrunf...</div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-40996866398264615372015-03-18T15:21:00.001+01:002015-03-18T16:34:03.629+01:00Social network for dummies - avere 30 anni e sentirsene 60<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://vecchiomau.imanetti.net/img/badwords.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="http://vecchiomau.imanetti.net/img/badwords.jpg" /></a></div>
Continua il mio safari nell'aggiornamento giornalistico, tra fuffa e disincanto. E aggiornarsi pare voglia dire ormai solo entrare in un altro mondo, quello del 2.0. Intanto lo ammetto: pur avendo un'età anagrafica non così alta, le mie conoscenze nel campo dei social network e dintorni sono davvero carenti. E ok, diciamolo pure, non sento tutto questo bisogno di comunicare al mondo ogni minuto quello che mi passa per la testa. Non distinguo neanche bene tra #,@,e,i,o,u (anzi mi sembrano quelle imprecazioni dei fumetti... vi ricordate su Topolino?)<br />
<a name='more'></a>Eppure credo di essere stata tra i primi utenti italiani di Facebook, perché agli inizi della diffusione del social fuori dagli Usa, nel 2006 o giù di lì, mi trovavo in Uk e tra i compagni di corso era tutto un chiedere : <i>Are you on Fb</i>? Se <i>you were not</i>, venivi escluso a priori da una serie di eventi, incontri, feste, perché le comunicazioni al riguardo giravano solo lì <i>on Facebook</i>. E allora che pagina Facebook sia.<br />
<div>
Quasi 10 anni dopo, e a dimostrazione che non sto facendo <a href="http://www.oxforddictionaries.com/it/definizione/inglese/humblebrag" target="_blank">humblebragging </a>(termine che ho appena imparato da un <a href="http://www.ledizioni.it/prodotto/gianluigi-bonanomi-non-mi-piace-il-contromanuale-di-facebook/" target="_blank">geekissimo compagno</a> di aggiornamento, che ringrazio), le mie amicizie non arrivano a 200.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://sp.yimg.com/ib/th?id=HN.608044220018984737&pid=15.1&P=0" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="186" src="https://sp.yimg.com/ib/th?id=HN.608044220018984737&pid=15.1&P=0" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>yes</i>, anche <i>you can</i> social network</td></tr>
</tbody></table>
Riflettendoci, potrei dire che la mia orsaggine e la mia timidezza filtrano tranquillamente dal mondo 1.0 a quello 2.0 (e probabilmente in futuro anche al 3.0, al 4.0,...). Non mi piace molto parlare di me (e allora che blogghi a fare? dirà qualcuno...giusta domanda, la risposta è che mi piace scrivere, ma anche se nessuno mi legge), faccio fatica a credere che a qualcuno interessa quello che mi riguarda e trovo estenuante essere sempre on (online, on air, on board, e chi più ne ha più ne metta). Per questo non mi sono mai iscritta a Twitter, Google+ e via dicendo. Fino a oggi. Perché insomma va bene essere timidi, mettici anche che c'è una buona dose di snobbismo, pigrizia e disinteresse verso il mezzo. Però quando ti trovi a essere la più giovane della stanza e a non sapere cos'è Storify, a non essere capace di lanciare un tweet, a non conoscere il CMS (e a non sapere che proprio ora lo stai usando!!) scatta l'orgoglio. E che cavolo, puoi anche lanciarti un po' nella mischia pure tu. Sporcarti un po' le mani. Poi magari la mischia ti inghiotte e non hai modo di uscirne. Però dai, un tentativo. E così, click click, tweet tweet. Aggiorniamoci che ci abbiamo 30 anni, mica 60! E che dio ce la mandi buona...<br />
<br />
<br /></div>
</div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-66173468815725590402015-03-16T14:14:00.001+01:002015-03-17T13:50:06.713+01:00Pensieri e divagazioni dai banchi di scuola<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Per qualche giorno valesafari torna sui banchi di scuola. Mesi fa era stata selezionata per un corso di aggiornamento che si tiene in una grande università privata. E quindi eccola qua, in un'aula decisamente più 2.0 rispetto a quanto ricordava. Mentre in pausa pranzo mangia il suo panino nella sala comune in mezzo agli studenti, e osserva quanto sembravano bambine le facce intorno a lei, realizza con una certa sorpresa che la forbice che la separa dai compagni casuali di merenda si avvicina alla decina di anni (!!). Sebbene si riesca a mimetizzare piuttosto bene, grazie al look poco serioso e alla perenne aria da ragazzina (grande cruccio dell'adolescenza, epoca in cui tutti le toglievano diversi anni, facendola retrocedere di generazione) si sente un po' - che strano!! - un pesce fuor d'acqua. E con l'occhio curioso dell'etologa osserva questi ggiovani che hanno l'aria di saperla lunga, tra una siga e un'altra, e che si somigliano abbastanza tutti. I ggiovani maschi hanno ciuffi vaporosi, barbe dall'aria trascuratamente curata, pantaloni rivoltati tipo acqua in casa e caviglie nude. Le ggiovani femmine portano pantaloni aderentissimi, di quelli che a volte ho anche provato nei negozi (visto che ormai ti vendono quasi solo quelli) odiando l'effetto cotechino che da' una gamba non proprio alla Eva Erzigova e che è scopre davvero diffuso. Molto in voga i fuseaux neri direttamente dagli anni 80, gli occhiali neri squadrati e le sneakers alla caviglia.<br />
<a name='more'></a><br />
E sono tornata indietro con la memoria, a quando ero io una studentella universitaria con alcune ambizioni, poche incertezze e molte paure. La sensazione perenne di trovarmi a sguazzare in una massa che mi travolge, perché con la mia vocina timida non riesco a gridare più forte degli altri o a farmi notare (mi viene in mente l'imitazione che Crozza fa di Sergio Mattarella, <a href="https://www.youtube.com/watch?v=jMDEwcKSC5w" target="_blank">qui</a>). Un po' di acqua è passata sotto i ponti da allora e con sollievo sento dietro alle spalle l'epoca del 'che farò da grande' e del 'non ne ho idea alcuna'. Non perchè oggi ne abbia molta più idea, ma perché grazie alla palestra della vita e a un percorso di cui magari parlerò un'altra volta, sto imparando piano piano a ridimensionare quelli che una volta mi sembravano ostacoli grandi, grandi, insormontabili. Se prima credevo, ad esempio, che chiunque mi parlasse sopra lo faceva perché ne sapeva sicuramente più di me, ora vedo che non sempre chi straparla ha qualcosa di intelligente da dire. E forse invece farebbe meglio a tacere per un po' e ad ascoltare. Così per dirne una.<br />
<br />
Ironia della sorte mi sono andata a inserire in una categoria professionale che è piena di persone follemente innamorate del suono della propria voce che ritengono impossibile tacere questa o quell'idea, perché, capite, il mondo ha proprio bisogno di sentirla. Mi vien da ridere e allegramente mi interrogo sul perché ho scelto il percorso che ho scelto...<br />
<br />
Scusate, suona la campanella, per il momento la pausa - e le riflessioni - sono finite.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br /></div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-20783765491063061482015-03-03T00:10:00.002+01:002015-03-05T23:34:37.907+01:00Risparmiare tra pance e bebé<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Tra i numerosi libri di puericultura esposti sugli scaffali delle librerie, un filone in voga è - forse complice l'infinita crisi economica che ci prosciuga mente e borsellino - quello all'insegna dei consigli sul risparmio. Ovvero di come vivere gravidanza e maternità <a href="http://www.bambinonaturale.it/le-nostre-rubriche/bebe-a-costo-zero/" target="_blank">a costo zero</a> o quasi.<br />
<div>
Guardando indietro, ai nove mesi da panciuta e ai 20 successivi in perenne compagnia di un nanetto coi capelli a frittatina, mi rendo conto di aver messo in pratica la filosofia portafoglio friendly, pur non avendo mai letto né consultato la bibliografia di cui sopra.<br />
<a name='more'></a></div>
<div>
<br /></div>
<div>
<b>Pre-maman</b></div>
<div>
In tempi ancora non sospetti, quando un figlio era qualcosa di vicino più o meno come le calende greche, non consideravo che la gravidanza diventa esteriormente tale più o meno dal quinto-sesto mese in avanti. Generalmente infatti la pancia inizia a bombarsi davvero solo oltre la metà delle quaranta settimane. Prima rimane confinata e mascherabile anche sotto abiti civili. A maggior ragione per una come me, perennemente magretta e poco formosa. </div>
<div>
Quindi il mio guardaroba autunno-inizio inverno non ha mutato forma. Ho continuato a indossare gli stessi pantaloni fin quando ho realizzato che tenerli sbottonati in ufficio forse non era più la soluzione. Per allora mi sono decisa a fare un giro a caccia di abiti pancia-friendly. Rigorosamente di seconda mano. Con poche decine di euro, <a href="http://www.babyboommilano.it/" target="_blank">qui </a>ho comprato pantaloni, maglie, golf capienti e pure carini.</div>
<div>
Poi è arrivata P. con i suoi sacchettoni. L'ottima P., sciccosissima collega upper class e modaiola, sfornati due figli, aveva deciso, come molte, di chiudere il business. Tuttavia, essendo una nota fashion victim, si trovava sommersa da una notevole quantità di abitini pre maman. Chi la conosceva meglio raccontava addirittura , non senza una punta di malizia, di gite a Parigi alla ricerca di abbigliamento da futura mamma. Ché in Italia non ce n'era di abbastanza chic.</div>
<div>
Ho quindi intercettato quindi la sua volontà di svuotare gli armadi, riempiendo i miei. Più a costo zero di così...</div>
<div>
<br /></div>
<div>
<b>Bebé</b></div>
<div>
Tra i pochissimi amici con prole che ci ritroviamo (eh sì, trent'anni sono ancora troppo pochi anche solo per pensare a un figlio), ci sono C. e A. Per nostra fortuna A. è una conservatrice seriale. E durante una visita a casa loro, A. inizia ad aprire scatole e scatoloni zeppi di body, tutine, completini, ...ini,..ini. "Quando G. si sbrodolava o si sporcava, mandavo C. a comprare qualche body nuovo di riserva", racconta. Risultato: ci sono più magliette intime di quante ne riusciremo a usare.</div>
<div>
A rifornire il guardaroba di Leonardo, ci pensa poi il collega M., neo papà di un bimbo oversize. I vestiti che entrano al piccolo kingkong sono di una-due taglie sopra la sua. Quindi il non così piccolo non ha fatto in tempo a usare la roba primi mesi (che però vista la scicchità sospetto venga da collega P., compagna di desk di M....). Insomma, diventa tutto nostro. I cassetti di Leo, quando Leo è ancora nella pancia, traboccano di vestiti. Carrozzina e passeggino sono gentilmente forniti da cognata e cugini. Culla, lettino (anche se per ora usato poco...ma questa è un'altra storia...) e body di lana antroposofici, dall'ottima collega C. E il flusso non si è interrotto, anche se i benefattori nei mesi sono cambiati; P. è stata sostituita da C.R. che ci ha fornito l'abbigliamento del secondo anno. </div>
<div>
<br /></div>
<div>
Insomma qui si vive ancora di rendita. A onor del vero, bisogna anche ringraziare la spendacciosità altrui. Ma spendere poco o niente per mamma e bimbo è davvero possibile...anche senza andarselo a cercare (vedi sopra!)</div>
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
</div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-56547458262964770142015-02-25T22:53:00.000+01:002015-02-25T22:53:49.119+01:00Dipendenze<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
E' venuto il momento di ammetterlo con me stessa. Non si tratta più soltanto di un qualcosa cui ricorrere una volta ogni tanto, per conforto. Non è più solo un rifugio dei week end, dei momenti liberi e delle domeniche casalinghe. Una volta il suo utilizzo era quasi un tabù, confinato alle ore libere. In casa va bene, ma solo se non ci sono ospiti. Al massimo ci si può scendere, che so, a prendere il pane. Ma se il raggio d'azione si allungava oltre un centinaio di metri dall'abitazione, l'allarme scattava: assolutamente non consentito, potresti incrociare qualcuno che conosci e davvero non vuoi farti vedere con lei.<br />
<a name='more'></a><br />
Invece, da quando il lavoro in ufficio è stato sostituito da quello di mamma e di freelance, il suo uso - degenerato in abuso - è stato più che sdoganato. Diciamo che è uno svacco. E lei è diventata la mia compagna più fedele. Ma ora basta, lo riconosco, il troppo è troppo. La dipendenza deve essere drasticamente ridotta, urgono seri provvedimenti per una reale disintossicazione. Ho deciso di dirle se non addio, almeno arrivederci.<br />
Il momento più duro, lo so, sarà la mattina. Quando l'aria frizzantina che mi fa rabbrividire appena uscita da sotto il piumone, mi fa desiderare solo lei. La sensazione di benessere, come un caldo abbraccio, una coccola. Ma no, ecco dovrò resistere. Distoglierò lo sguardo dalla sua morbida fattezza e tirerò diritto. Come un Ulisse legato stretto all'albero maestro andrò oltre, senza lasciarmi incantare dal richiamo argentino dell felpata sirena. Proseguirò, senza voltarmi, e mi dirigerò verso l'armadio. E poi sceglierò qualcos'altro da mettermi. Un abito, oppure un paio di jeans, magari - sì posso farcela! - un po' attillati. Un cardigan leggermente elegante.<br />
E' vero, abbiamo avuto dei bei momenti insieme. Mi hai accompagnato silenziosamente, ma confortevolmente tutti questi mesi. Sei stata sempre con me, in quasi ogni momento della giornata. In casa e - sempre più spesso ormai - anche fuori casa. Ora è giunto per me il momento di staccarmi un po' da te. Di ricominciare a mettere altri vestiti. Magari di comprarne anche di nuovi.<br />
E' stato bello ma per ora ti dico saluto. Ciao,ciao mia cara e amata tuta.<br />
Con affetto, la tua compagna pigrona e pantofolaia.<br />
<br />
Che poi ci è voluto poco per dimenticarti. E' bastato provare come ci si sente bene con un vestitino che ti piace e - perchè no - che ti dona anche. Un nuovo outfit e ti senti di nuovo una donn..eham..ragazz..uhm boh, insomma quello, oltre che una mamma. E pensi che hai fatto bene a mettere a riposo la tua fidata tuta felpata. Almeno fino al prossimo attacco di pantofoleria acuta.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIH8jEeRSE0CX6pdZXwGfHL5Gy_BNCntOILZeDbC5_248tE1z2AenldVTRlrKdfMyk8IC0mwQl8nG51d1DxsPjGattM5M7sSFea7uH-o9CefRDxrZ4aAKP2A22BfvTCeFx1Op_aofU-Bo/s1600/IMG_00000601.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIH8jEeRSE0CX6pdZXwGfHL5Gy_BNCntOILZeDbC5_248tE1z2AenldVTRlrKdfMyk8IC0mwQl8nG51d1DxsPjGattM5M7sSFea7uH-o9CefRDxrZ4aAKP2A22BfvTCeFx1Op_aofU-Bo/s1600/IMG_00000601.jpg" height="320" width="320" /></a></div>
<br /></div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-13794493024055357692015-02-18T23:02:00.001+01:002015-02-18T23:02:43.457+01:00Ansie e nevrosi di una (ex) lavoratrice che ci riprova<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
E poi arriva una sera che ti senti uno straccio, piena di ansie, spaurita come una ragazzina e impreparata alla vita. Quando i nodi vengono al pettine ti rendi conto che non avevi fatto bene tutti i tuoi calcoli. Quando ti eri lanciata, forte della positività del momento, avevi poco consapevolmente rimandato a un tempo successivo la presa di coscienza e i timori ad essa collegati.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Le cose però inevitabilmente procedono, si arriva al dunque e a te tremano le gambe. Rispuntano tutti i fantasmi di un passato non così passato. Un passato che ti mancava, ma che eri anche contenta di esserti messa alle spalle. Perché così quelle paure, proprio quelle, sembravano non appartenerti più. Quando ti rimetti in gioco è dura accettare che ritorna il pacchetto completo. Hai voglia a ripeterti che hai percorso un bel pezzo di strada, che sei maturata, che sei più forte (insomma hai partorito...perdindirindina!). La realtà è un'altra, inesorabile e inequivocabile, ti si piazza davanti e ti spiazza. La coltre di insicurezze, dubbi, sfiducia che avevi messo via insieme ai completi da lavoro ritorna. Torna anche quella vocina profonda che più cerchi di zittire, più ti grida dentro: non sei capace, non ce la puoi fare. E insomma, ti rendi conto, non senza sgomento, che è più dura di quanto ti aspettassi o ti ricordassi.<br />
<br /></div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-4848502181141466352015-02-15T23:27:00.001+01:002015-02-16T23:24:30.816+01:00Pillole di medicina antroposofica - Impacchi al limone vs febbre<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Dieci giorni di full immersion nel mondo dell'influenza. Prima Leonardo, piccolo untore della famiglia, poi Gi, steso da una settimana da un febbrone da cavallo. Ancora indenne (facendo gli scongiuri) ma leggermente provata, volevo stasera, dal basso della mia clausura forzata, condividere un metodo semplice ma efficace (soprattutto sui bimbi) per far scendere la temperatura, quando supera i livelli di guardia. E' mutuato dalla medicina antroposofica.<br />
<a name='more'></a><br />
Si riempie una bacinella di acqua tiepida e vi si spreme un limone (o si versa un paio di cucchiai di aceto). Vi si immergono due fazzoletti, si strizzano e si avvolgono sulle caviglie nude del bimbo (che magari subito non gradira'). Prendete poi un paio di vostri calzettoni di <br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.fattidibio.com/sites/default/files/zenzero_miele2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.fattidibio.com/sites/default/files/zenzero_miele2.jpg" height="216" width="320" /></a></div>
lana e infilatele al malatino. Gli impacchi faranno scendere verso le caviglie il calore in eccesso, che fa piano piano asciugare i fazzoletti. Potrete quindi poi ripetere l'operazione.<br />
<div>
La versione più 'hard' consigliata dalla mia maga (per maggiori informazioni leggi <a href="http://mammasafari.blogspot.it/2015/01/malattie-e-alimentazione-antroposofia-e.html" target="_blank">qui</a>) prevede l'uso cubetti di ghiaccio al posto del limone. Le proteste saranno più accese, ma i risultati un pochino più veloci. Provare per credere.<br />
<br />
Ps<br />
Prima di fare gli impacchi, controllate che il malato non abbia i piedi freddi, in tal caso attendete, perché la febbre sta ancora salendo. Quando anche piedi e mani saranno caldi, allora procedete...</div>
</div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-56070025481527077682015-02-14T19:20:00.002+01:002015-02-14T19:22:37.913+01:00Quando gli esami prenatali fanno paura: la translucenza nucale<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
I primi tempi della mia gravidanza sono stati difficili. Dopo il risultato della prima ecografia, la gioia iniziale ha lasciato il passo alla preoccupazione. Una nuvola grigia è arrivata a oscurare i nostri giorni di attesa, quando Leonardo non era altro che un bruscolino e l'idea di diventare mamma era ancora di un altro pianeta. Come spesso è accaduto successivamente, a quel tempo non sapevo con chi confrontarmi, dove cercare rassicurazioni o esperienze simili. E' nella rete che ho trovato sollievo, risposte, racconti. Sui forum, nei racconti di altre mamma lontane o forse vicine, più vecchie o più giovani, sole o meno sole. Per sopire i miei timori googlavo decine di volte "translucenza" "valori alti" "rischi sindrome genetica" e bevevo avidamente le parole che descrivevano esperienze simili, numerose, con esiti felici...Pensavo allora che se avessi avuto anch'io un epilogo positivo alla mia storia, mi sarebbe piaciuto condividerla, per infondere speranza in chi si fosse trovato in una situazione simile. Per dare conforto. Quel conforto che in quei giorni ho trovato nei racconti del web.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
E insomma, siccome non sono una grande commentatrice di forum, ho pensato che questo blog potesse essere il posto giusto dove raccontare<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg36kKw7EACu8T-LugRna5q5EFkDbhQm4P55lTECvQjRgip3C9nJvm3THyFStUbF9cysxanbEYT9oQaobJhn5-5-3sAR7PhQFpEueNlwzZVLsJmXkkAsggUGIhBCEWadmXis2WhH4zg88c/s1600/foto25.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg36kKw7EACu8T-LugRna5q5EFkDbhQm4P55lTECvQjRgip3C9nJvm3THyFStUbF9cysxanbEYT9oQaobJhn5-5-3sAR7PhQFpEueNlwzZVLsJmXkkAsggUGIhBCEWadmXis2WhH4zg88c/s1600/foto25.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: right;">Credits: <a href="http://www.policlinico.mi.it/diagnosi_prenatale/la_diagnosi_prenatale/test_screening.html" target="_blank">Policlinico di Milano</a></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
</div>
i giorni più duri della mia non così dolce attesa.<br />
Dunque dicevo della mia prima ecografia; ero di circa 9 settimane e avevo preso appuntamento in un ambulatorio Asl. Quante volte poi ho biasimato quel'ambulatorio pubblico e quella dottoressa, in realtà acuta anche se dotata di scarso tatto e a tratti anche poco professionale, nelle tribolazioni delle settimane successive. L'ecografo scivolava sul gel freddo e dalla pancia già risuonava un piccolo battito. Ma il viso algido della dottoressa slava era scuro. "Non voglio spaventarvi, molti bambini risultano poi sani. Ma qui il valore della TN è molto alto". TN? E cos'é? Che significa? Con Gi ci guardiamo spaventati. La dottoressa intanto risponde al cellulare, lasciandoci nel panico per lunghi attimi. La translucenza nucale, ovvero lo spessore pieno di liquido rilevato all'altezza della nuca del feto, era di 3,5 mm. Un valore nella norma dovrebbe essere inferiore a 2 mm; sopra 2,5 si considera molto a rischio. Di cosa? Malattie genetiche, trisomia 18, trisomia 21,...Insomma. Una secchiata di acqua gelata ci arriva in testa. Un bagno di cruda realtà per due 29enni ingenui e (più o meno) spensierati.<br />
<br />
Inizia la frenesia degli accertamenti, conditi di ansia e paura. Finiamo, per vie traverse, al Gaslini di Genova, dove un sabato pomeriggio ci accoglie la bravissima dottoressa D. che ricordo con tanto affetto. La seguiamo per i corridoi vuoti del grande ospedale, una struttura antica e romantica che si affaccia a picco sul mare di Nervi. L'ecografia conferma i valori precedenti. Facciamo un esame del sangue. Poi non resta che aspettare. Seguono giornate lunghe, torno alla mia vita dissimulando. Vado in redazione e faccio finta. Di non essere incinta, perché ho un contratto precario, di non avere un peso sul cuore. Una mattina sono lì quando suona il cellulare e appare il numero di dottoressa D: "Ho i risultati del bi-test: dall'esame combinato emerge che il rischio di sindrome di Down è 1:20. Se vuole tra due giorni possiamo fare la villocentesi". I successivi sono i giorni più difficili. Un'altalena di sensazioni: terrore, speranza, positività, negatività...1:20 è una probabilità che mi sembra altissima. Per la mia età i valori dovrebbero essere 1:100.000 o giù di lì. 1:20 è il 5%, laddove dovrebbe essere lo 0,005%. Però vuol dire anche che se ho il 5% di probabilità che il mio bambino sia, ad esempio, affetto da sindrome di Down, ho il 90% di chance che sia sano. E si tratta di un esame statistico, non diagnostico. Che appunto si basa solo su una serie di probabilità. Ma chi voglio prendere in giro, non c'è speranza...E così via. Quei giorni, nei momenti liberi, non faccio altro che scorrere i forum e leggere storie. Leggo solo quelle a lieto fine, le altre non posso sopportarle.<br />
<br />
Arriva la mattina della villocentesi. Me la faccio sotto. Per l'esame e per le decisioni che potrei dovermi trovare a prendere...Gi non riesce a liberarsi e mi accompagna il mio papà. L'esame è doloroso, molto, ma dura un attimo. Poi rimane l'indolenzimento e la paura nell'attesa. I risultati dovrebbero arrivare in una settimana. Torno al lavoro e aspetto. Dopo tre giorni, sto andando in pausa pranzo con i colleghi, mi arriva un messaggio. "Sono dottoressa D. la villocentesi ha dato cariotipo normale. Maschio". Quindi è tutto a posto e finalmente respiro. Sono grata a dottoressa D. per avermi mandato un sms, invece di chiamare. Diretto e più indolore.<br />
<br />
Gli accertamenti successivi rimangono serrati, sono comunque una gravidanza a rischio. Ma i mesi scorrono via tranquilli. Oggi Leonardo ha 20 mesi e mentre scrivo apre cassetti, svuota boccette, rompe tazzine. Sprizza energia (talvolta un po' troppa) da tutti i pori e la storia che ho raccontato rimane un ricordo lontano, i cui contorni si sfocano piano piano, insieme alle brutte sensazioni provate per tante settimane.<br />
<br />
Alla fine è andato tutto bene e vorrei dirlo a chi magari, facendo ricerche disperate su Internet, arriverà per caso su questa pagina. Una riflessione che vorrei condividere queste future mamme o papà è che la modernità ci permette di scoprire presto, sempre più presto, tante cose, rischi, problemi. Ci dà tante possibilità di sapere, scegliere...Ma a volte accade che i test sempre più all'avanguardia invece di aiutare, contribuiscano a creare tanta ansia. Forse inutilmente. E' l'altra faccia della medaglia del progresso...<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br /></div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-22949161191158727782015-02-11T18:32:00.000+01:002015-02-11T18:33:57.456+01:00Di virus e calamità casalinghe<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Come ci spiega Wikipedia, "<i>con piaghe d'Egitto ci si riferisce a quelle punizioni che, secondo la Bibbia, Dio inflisse agli egizi affinché Mosè potesse liberare gli Israeliti, dal paese della schiavitù</i>". Perché tiro fuori questo argomento? Forse qualcuno si sarà accorto che per qualche giorno ho spento la luce di questo blog. L'ultimo post non faceva in effetti ben sperare, ma non c'entra molto con la mia sparizione. Certo ho avuto qualche momento difficile, ma per il momento la ferita si è richiusa. Tuttavia mi sto interrogando sulla ragione che sta dietro ad altri eventi di quest'ultima settimana, che mi hanno fatto pensare, certo con grande umiltà, alle calamità dl'Egitto...<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
Si è cominciato con l'arrivo di alcuni virus lo scorso week end: l'influenza che ha colpito Leonardo e si è spostata poi su Gi, il mio compagno. Io ancora salda come una roccia (la verità è che non posso permettermi di ammalarmi!!), porto L. avanti e indietro dal nido, cucino, lavo, accudisco, bambino piccolo e bambino meno piccolo.<br />
Ciò che è stato scoperto nel frattempo è cosa tuttavia peggiore. Ma dobbiamo fare un passo ancora più indietro. Qualche tempo fa, è accaduto che alcune mattine, al risveglio, trovassi le tenere braccine di Leonardo coperte di strane bolle. A volte le bolle si localizzavano in fronte o sulle guance. Pensavo a qualcosa di alimentare, un reazione allergica, tipo. Poi anche Gi ha iniziato a lamentare lo stesso fenomeno. Com'è come non è, chiediamo un consulto al medico di famiglia (padre di Gi) e ci sentiamo rispondere "mah forse è varicella..." (varicella?!? ma veramente io me la ricordo un po' diversa...vabbé). Alla fine mi viene un'intuizione: forse si tratta di un'allergia al piumino del letto che abbiamo da poco cambiato. Ebbene mi metto a fare ricerche sulla rete, che ahimé mi rivela una verità ben peggiore. Appena digito allergia-piumino-bolle su Google, ecco che, non so come, appare la reale diagnosi: cimici da letto..ah..ecco...COOOSA??? CIMICI??? Proprio così. In inglese le chiamano bed bugs.<br />
A un'analisi accurata del nostro talamo scopriamo dunque che non è proprio solo nostro, come pensavamo. Lo condividiamo invece con un nido di questi cosi che solo a nominarli un brivido mi corre giù per la schiena. E non sono certo carini come questa sbirulina qui sotto...<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinyheECGnrx4baZenRjc99k9zv_2l60njbxE4lAFACyKI6O7FRG5_8i7obAIUZ1IIBZtoPMqkxJmL9lszbwGZ9Q4dFtf6Lx5WFabgZAUOrPFiKKInOFhFLvvnLIY3wikw1FN3_bZOeIso/s1600/Bugs-life-a-bug-27s-life-46534_1024_768.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinyheECGnrx4baZenRjc99k9zv_2l60njbxE4lAFACyKI6O7FRG5_8i7obAIUZ1IIBZtoPMqkxJmL9lszbwGZ9Q4dFtf6Lx5WFabgZAUOrPFiKKInOFhFLvvnLIY3wikw1FN3_bZOeIso/s1600/Bugs-life-a-bug-27s-life-46534_1024_768.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
La disinfestazione casalinga parte dopo cena e va avanti fino a notte inoltrata. Il materasso è per fortuna immacolato, dato che questi esseri hanno scelto di bivaccare sulla testiera di tessuto. Ammazzate tutte con getti di vapore, sfoderiamo, smontiamo, aspiriamo, laviamo come ossessi...Dovremmo, spero, essercene liberati. Tuttavia, la sera, quando entro sotto il piumone non posso fare a meno di pensare alla nostra convivenza con tali....brrrr.....cosi....E almanacco sul perché siamo stati puniti con questa serie di sfortunati eventi. Sulle ragioni di questa nostra piccola e casalinga piaga d'Egitto...</div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-46911756535337401552015-02-05T23:53:00.001+01:002015-02-08T21:16:43.835+01:00Blue (or black) is a state of mind<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Avrei voluto scriverne. Raccontare di come sia densa, nera, pesante. Di come arrivi strisciando, silenziosa, ma inesorabile e ti trascini in un gorgo scuro e vischioso. Di come in questi ultimi giorni, si sia data da fare per risucchiarmi le energie vitali, spegnere l'entusiasmo, cancellare i colori. Ne era passato di tempo dall'ultima volta che mi era venuta a trovare, ma, chissà come mai, ora non l'aspettavo. Avrei voluto parlare di questo e molto altro, ma la stanchezza accumulata è tanta e le facoltà sono un po' annebbiate. Meglio lasciare che un altro nero, quello pulito e limpido della notte copra tutto il resto..</div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-67045081534041727482015-02-03T21:37:00.001+01:002015-02-03T22:10:11.742+01:00Semplicità #1 - Com'è bello fare il pane...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Il mondo della cucina non mi ha mai interessato un granché. Preparo di solito pochi piatti semplici, meglio se poco conditi e soprattutto veloci. Mi piace però sognare scorrendo i siti di aitanti food blogger che raccontano e illustrano passo passo, con passione, i propri capolavori culinari. Immagini e video a testimonianza della propria maestria con forno e fornelli.<br />
<br />
<div>
Tuttavia, ormai da qualche tempo, ho scoperto che una cosa in cucina mi piace davvero farla: il pane.<br />
Amo fare il pane non solo perché è più facile di quanto uno pensi, non soltanto perché fatto a mano è più buono e duraturo, nonché più economico di quello del fornaio. No. Fare il pane - unire farina, acqua, lievito, olio e sale, impastare, vedere crescere l'impasto, cuocere e sentire il profumo quando sforni la pagnotta - è un'operazione un po' magica, che sa di antico. Un qualcosa di dimenticato, che oggi non si fa più. Perfino chi si destreggia abilmente tra cibo e padelle, chi sforna torte e manicaretti di ogni genere, il pane lo acquista di solito in panetteria.<br />
<a name='more'></a><br />
E mi chiedo, perché? Forse perché il pane ha bisogno di tempo. Tempo per essere lavorato, tempo per lievitare e per lievitare ancora. Tempo per essere reimpastato e coccolato. Ha bisogno di tempo, in una società in cui il tempo non c'è. Dove è cosa sottovalutata, un po' bistrattata, sempre più spesso sprecata. Forse il tempo che serve al pane per diventare tale ci ricorda che a noi il tempo sembra di non averne, troppo presi come siamo a correre come forsennati. Ci ricorda come ogni tanto dovremmo poter e saperci prendere del tempo e non necessariamente per farne qualcosa. Semplicemente non sacrificarlo continuamente, pensando che sia inesauribile.. per questo forse fare il pane oggi un po' ci spaventa: per farlo dobbiamo fermarci, aspettare, far scorrere i secondi, i minuti, le ore...<br />
<br />
Per farci coraggio ecco qui la mia ricetta per il pane fatto in casa :)<br />
<br />
530 grammi di farina (io mischio farro, grano integrale, grano 0, kamut...)<br />
300 ml di acqua<br />
20 grammi di lievito fresco<br />
un cucchiaio di olio<br />
un cucchiaino raso di sale<br />
<br />
Unisci gli ingredienti e inizia a impastare...<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHE8yrCoYxukc4iDoSpDzZ8ueC454Fw87MH5LphIh8XBFUytJLA1-MtXa19BOkZNroNhTOeHsrdhJOA2iACdIC9ms5MVg2A_4OeNbTtUB9ydgSKrB0XGj5YOTAoD7Gl6LRqVXTkOy1Nso/s1600/P2035579.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHE8yrCoYxukc4iDoSpDzZ8ueC454Fw87MH5LphIh8XBFUytJLA1-MtXa19BOkZNroNhTOeHsrdhJOA2iACdIC9ms5MVg2A_4OeNbTtUB9ydgSKrB0XGj5YOTAoD7Gl6LRqVXTkOy1Nso/s1600/P2035579.JPG" height="240" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMZZ0104KBTD7BrJJfwXIkNWf9ZUR56cO2vxdQVRi4wZup-Dv2UYeJfXajnshXnyyDzHinfodHLoBn1eX8X9rW3w1tj-v7RnA5OL7ROf3KnfbNBIqNk2DIlatCArWFvjDMED5Bwjr0ahU/s1600/P2035581.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMZZ0104KBTD7BrJJfwXIkNWf9ZUR56cO2vxdQVRi4wZup-Dv2UYeJfXajnshXnyyDzHinfodHLoBn1eX8X9rW3w1tj-v7RnA5OL7ROf3KnfbNBIqNk2DIlatCArWFvjDMED5Bwjr0ahU/s1600/P2035581.JPG" height="240" width="320" /></a><br />
<br />
Poi impasta più energicamente, per una decina di minuti...<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYp5QJ86BpDhZEo8JgVe4JiBtfllDNltTdW3fXSsoAXZfgMAzj4fNJgA-CA5RKi1-ncJx0-dIBbCGD95LHMAvxywkUqzV-X6OTJOEI-0X_OuLKxMKOElFJpExzK5pgaohjW_ujhVSGfwc/s1600/P2035584.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYp5QJ86BpDhZEo8JgVe4JiBtfllDNltTdW3fXSsoAXZfgMAzj4fNJgA-CA5RKi1-ncJx0-dIBbCGD95LHMAvxywkUqzV-X6OTJOEI-0X_OuLKxMKOElFJpExzK5pgaohjW_ujhVSGfwc/s1600/P2035584.JPG" height="240" width="320" /></a></div>
Quando l'impasto diventa morbido ed elastico, non appiccicoso, che é un piacere maneggiarlo, fanne una palla, coprila con un telo e mettila a riposare al riparo da correnti d'aria (io lo metto in forno)<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLbYk4UHPvl6kJMjuLZUCkO7qC4E8m6nma1uo30xrmD55NqVnDg5Lm-SSbogUD7sEYVMGqR9kvSb_Qq7EhVXMzo4ZtVuqpRqmCycM3hydGFbYbpp4IAqf1fGVEPSKLjZyQ6OB4NRMDqRs/s1600/P2035585.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLbYk4UHPvl6kJMjuLZUCkO7qC4E8m6nma1uo30xrmD55NqVnDg5Lm-SSbogUD7sEYVMGqR9kvSb_Qq7EhVXMzo4ZtVuqpRqmCycM3hydGFbYbpp4IAqf1fGVEPSKLjZyQ6OB4NRMDqRs/s1600/P2035585.JPG" height="240" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUc-vSgl54yA1i09kJhCOXBhjA_IwxnskhWd1rW-3hk1pNFrjk_JcZZR0qJ42qthb9E8vYs9B7ylUU9YWhswtPpz1BNMi_UdXocSkwV7r6eqT55qHWn1xjDhrQgWSjoJBIz2tWRvtLMew/s1600/P2035586.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUc-vSgl54yA1i09kJhCOXBhjA_IwxnskhWd1rW-3hk1pNFrjk_JcZZR0qJ42qthb9E8vYs9B7ylUU9YWhswtPpz1BNMi_UdXocSkwV7r6eqT55qHWn1xjDhrQgWSjoJBIz2tWRvtLMew/s1600/P2035586.JPG" height="240" width="320" /></a></div>
<br />
Lascia a lievitare per due ore, poi tira fuori la palla, che nel frattempo sarà diventata un pallone e (anche se non vorresti) impastala nuovamente e lasciala a riposo per un'altra ora...<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYJgv7h94WsJh-U7O-eVbP2enQO2VW6hMOW-zwi8ZO-5qG-OcsKsBxq6Nj_G57OKzSTZZuwuoDs9Pp2XHZMAVbLYneRq_Vy0FfJD_9xaniOc8vm_VXmoUwfWDHIMWQSccPmRYAeloflmg/s1600/P2035591.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYJgv7h94WsJh-U7O-eVbP2enQO2VW6hMOW-zwi8ZO-5qG-OcsKsBxq6Nj_G57OKzSTZZuwuoDs9Pp2XHZMAVbLYneRq_Vy0FfJD_9xaniOc8vm_VXmoUwfWDHIMWQSccPmRYAeloflmg/s1600/P2035591.JPG" height="240" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Poi metti la pagnottella su una teglia nel forno freddo con un tazzina colma di acqua (per creare umidità) e accendi su 220°. Quando la superficie inizia a dorarsi abbassa a 180° e lascia cuocere per 15-20 minuti. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Sforna, lascia raffreddare su una griglia</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
et voilà!</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTGWzXQ1mYH0gxeO6EgE2ywSYtvkjqzSM4lrha68ol9L-2-LAiE8qG-5XVn4qpkE_5BoVDU10CgoN98D_Cj9ATKlOA7vN4ukXHBPC3Z1wbIzKqrmNZSl2F_Xy0XY1FmWlVBLCdmRlay-s/s1600/IMG_00000382.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTGWzXQ1mYH0gxeO6EgE2ywSYtvkjqzSM4lrha68ol9L-2-LAiE8qG-5XVn4qpkE_5BoVDU10CgoN98D_Cj9ATKlOA7vN4ukXHBPC3Z1wbIzKqrmNZSl2F_Xy0XY1FmWlVBLCdmRlay-s/s1600/IMG_00000382.jpg" height="400" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<br />
<br /></div>
</div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-18266836508512790292015-02-02T12:56:00.004+01:002015-02-02T13:16:32.991+01:00Babywearing...ovvero, portami mamma!<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<i>Ecco, sono fuori. Ma c'è troppa luce, troppo rumore. Chiudo gli occhi così mi nascondo. E questo posto piatto, freddo con del tessuto che mi avvolge ma non mi dà calore. Mi giro e mi rigiro, ma non posso rannicchiarmi come prima, non ci sono i confini, morbidi ed elastici, che mi contengono. Non riesco a stare disteso, mi manca il contatto con qualcosa di vivo. Piango, sono triste, mi sento solo. Ma insomma, vuoi fregartene di quello che dicono e pensano gli altri? Io voglio stare con te, nel senso di addosso a te, accoccolato sulla tua pancia. Non vuol dire viziarmi. E' una necessità forte, primordiale. </i><i>Ecco brava tirami su. Non occorre molto, sono piccolo, leggero. No,non devi per forza comprare l'ultimo modello di mei-fascia-porta-baby-pullman, ché così cercano di convincerti in negozio. Alle scimmiette basta la pelliccia: mani e piedini prensili fanno il resto. No, non temere, non cadono, stanno aggrappate belle salde sul dorso della loro mamma. Tu non hai tutto quel pelo, lo vedo. Ma un telo basta, un anello, un nodo e...fatto! Non era così difficile, no? Ora sì che sto bene. Le gambe le rannicchio e le avvolgo ai tuoi fianchi. Questo sì che è un cuscino, ci poggio la testa e... profuma anche di gnam gnamm. Riconosco la tua andatura, il tuo passo che mi ha cullato per nove mesi e ...yaaawwwn...mi viene tanto sonno. Mi rilasso, mi lascio andare. Ecco, portami, portami sempre con te (addosso a te), mamma. </i><br />
<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7_pAC-SOTANpDNOOATvksYSsh2JbBjn-nheiJYT9WTFqNzEqZfgFe_4CiLiQsOTPCBYzALJUJDWA-9XjbqMeDWJAqTEjDjT5yUZgEexz6mBx9_niEGTHByvIaBFNe2UE_TZMugYrUXOs/s1600/20130911_111719.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7_pAC-SOTANpDNOOATvksYSsh2JbBjn-nheiJYT9WTFqNzEqZfgFe_4CiLiQsOTPCBYzALJUJDWA-9XjbqMeDWJAqTEjDjT5yUZgEexz6mBx9_niEGTHByvIaBFNe2UE_TZMugYrUXOs/s1600/20130911_111719.jpg" height="240" width="320" /></a> <b>Questo post partecipa al <a href="http://genitoricrescono.com/tema-mese-portare-bambini/" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">b</span><span style="color: black;">log</span><span style="color: #cc0000;">s</span><span style="color: black;">torming </span></a></b><br />
<b><br /></b>
<a href="http://genitoricrescono.com/blogstorming/cosa-e-il-blogstorming/" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;" target="_blank"><img border="0" src="http://genitoricrescono.com/blogstorming_banner.jpg" /></a><i><br /></i>
</div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-37232591555903528432015-02-01T22:26:00.000+01:002015-02-02T13:15:37.683+01:00Sfumature di blu, giallo, grigio, rosa, verde...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Una domenica piena di luce, colori e serenità. Lo sguardo che si perde nelle diverse tonalità di blu, azzurro. Respirare la salsedine e sentire gli spruzzi freschi, mentre il sole ti scalda la schiena che quasi quasi questo giaccone pesante te lo togli, anche se è gennaio...<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioke5yucHpupXLOB4JPLx2wSAZjlo1nURK8g2tGWALopmvoOqQquHkNfUT8Fcm-1nIy_gd2MBy5_36rK79Y2xZrFyyNxLt3kBCZjQX6WX6OCwJdRBJoDCWl6sQXptyMAHV1ETIUtAp84w/s1600/IMG_00000409.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioke5yucHpupXLOB4JPLx2wSAZjlo1nURK8g2tGWALopmvoOqQquHkNfUT8Fcm-1nIy_gd2MBy5_36rK79Y2xZrFyyNxLt3kBCZjQX6WX6OCwJdRBJoDCWl6sQXptyMAHV1ETIUtAp84w/s1600/IMG_00000409.jpg" height="400" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
<a name='more'></a>Giocare a rincorrersi con le onde che coprono la spiaggia fino a farla sparire. Tra gli stabilimenti semi-smantellati come testimonianze di un'epoca passata.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg95dVKUvAKmG8kjwu61wWpdoTaOhbw7WYKnCdDWUf5xDKFadhuBTYqueEhAAquWctqvbOiBDpCfGQdtzzwOHJWhykfttzwI_UiFi-11-KaCoDHgQ2owy-D04NjMsJ_3A8rBkOAqPOnHos/s1600/IMG_00000423.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg95dVKUvAKmG8kjwu61wWpdoTaOhbw7WYKnCdDWUf5xDKFadhuBTYqueEhAAquWctqvbOiBDpCfGQdtzzwOHJWhykfttzwI_UiFi-11-KaCoDHgQ2owy-D04NjMsJ_3A8rBkOAqPOnHos/s1600/IMG_00000423.jpg" height="400" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWNp6NrY8B7_nZx_OdQ0-CkGMx5ZrclWsVv7NDWasJs-1pwBXjtRWHLLjjG92AssLZderD-Lw5bpvxo66i71NrknN906HL0g9CtLpnJeKXT26xr1vAdS8gRl9NnIWNXaYRU2LMZD0n1f8/s1600/IMG_00000424.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWNp6NrY8B7_nZx_OdQ0-CkGMx5ZrclWsVv7NDWasJs-1pwBXjtRWHLLjjG92AssLZderD-Lw5bpvxo66i71NrknN906HL0g9CtLpnJeKXT26xr1vAdS8gRl9NnIWNXaYRU2LMZD0n1f8/s1600/IMG_00000424.jpg" height="400" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
Una bici, una fontanella colorata. L'agave, i sassolini grigi, la pietra rosa.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgEGy-76eW0t1PY55oOAA5mJvnWuQCr0qHzxu2xn5byUlpYYh0wS271yLrtAcv3_P6DpUJUS8lBavTaToT8C9BxRRYW3d9r9oIZhljqKeBO8a5EuJZm8Df2rX9unWr1GbzAY5bs6oUQKQ/s1600/IMG_00000447.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgEGy-76eW0t1PY55oOAA5mJvnWuQCr0qHzxu2xn5byUlpYYh0wS271yLrtAcv3_P6DpUJUS8lBavTaToT8C9BxRRYW3d9r9oIZhljqKeBO8a5EuJZm8Df2rX9unWr1GbzAY5bs6oUQKQ/s1600/IMG_00000447.jpg" height="400" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
Un bimbo che corre ridendo su un muretto e il suo papà che lo tiene per mano...<br />
<br />
<br /></div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-52855692201913364932015-01-29T12:25:00.000+01:002015-02-02T13:15:30.649+01:00Quando il nostro corpo diventa allergico e intollerante...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: justify;">
Ieri mattina, sfogliando il giornale davanti al cappuccino, mi è caduto l'occhio su un <a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/01/28/la-lotta-alle-allergie-inizia-nella-pancia-cosi-la-mamma-aiuta-a-prevenirle27.html?ref=search" target="_blank">articolo</a>. L'autore spiegava come un panel di esperti abbia partorito l'idea che si possa prevenire l'insorgere di alcune allergie e intolleranze assumendo fermenti lattici. Nello specifico, una donna incinta che si beva la sua fialetta di probiotico regolarmente proteggerebbe il proprio bimbo dal diventare un soggetto allergico.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sono sicura che dietro questa 'scoperta' ci siano gli studi più approfonditi, la sintesi delle idee di brillanti menti e non, voglio sperare, una logica di bieco interesse commerciale. Tuttavia questa lettura mi ha richiamato alla mente le parole di un signore che di mestiere fa il contadino e il vignaiolo.<br />
<br />
<a name='more'></a>Nel bel documentario uscito lo scorso anno con il nome di <i><a href="http://www.luckyred.it/resistenza-naturale" target="_blank">Resistenza naturale</a>,</i> Johnathan Nassister racconta le storie di alcuni agricoltori fuori dal coro, che lavorano la terra in nome della parola d'ordine 'rispetto'. Rispetto per una natura che deve restituire loro i frutti, rispetto per i terreni, per le coltivazioni, per le piante. Rispetto per chi in quei campi ci lavora e per chi quei prodotti li consuma. Mi rendo conto che qualcuno potrebbe muovere facili critiche a questo gruppo di persone, bollandoli come un ennesimo capannello di intellettuali di sinistra, di radical chic un po' snob. Ma io ho trovato che la semplicità con cui 'giustificano' il loro modo di lavorare sia disarmante e almeno nei principi impossibile da non condividere.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: justify;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://static.wixstatic.com/media/81f3aa_860ad428b83e44cfa321355b19bef64f.jpg_srz_p_600_857_75_22_0.50_1.20_0.00_jpg_srz" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://static.wixstatic.com/media/81f3aa_860ad428b83e44cfa321355b19bef64f.jpg_srz_p_600_857_75_22_0.50_1.20_0.00_jpg_srz" height="320" width="224" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Stefano Bellotti mostra la terra 'buona' e quella 'cattiva'</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Tornando all'articolo di Repubblica, delle intolleranze, che sempre di più riguardano si declinano in allergie a qualche alimento, parla anche Stefano Bellotti, uno degli <a href="http://www.cascinadegliulivi.it/" target="_blank">agricoltori </a>intervistati da Nassister. Affascinanti: non riesco a trovare un'altra parola per descrivere i racconti di questo signore 55enne dall'incarnato chiaro e cosparso di efelidi, segnato dal sole dei campi. Storie della sua terra, un triangolo delimitato a sud dalle montagne alle spalle di Genova e a nord dalle colline dell'alessandrino. Ma anche della terra in generale, del dialogo costante che questa mantiene con le piante, con la luce e con il mondo minerale sotterraneo. Le piante dialogano con il sole, e con sottosuolo, dice.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ebbene questo dialogo è stato gravemente disturbato quando non proprio interrotto dalle tecniche dell'agricoltura moderna, l'agrochimica, che privilegia la resa a scapito di tutto il resto. Dice Stefano: "Una pianta di grano coltivata con metodi di agricoltura naturali (biologici o biodinamici) penetra nel suolo fino a 12 metri di profondità con le sue radici e produce circa 5 km di filamenti radicali. Una pianta come si coltiva oggi penetra tra i 5-10 cm e produce poche centinaie di metri di filamenti radicali (...). C'è quindi una riduzione di 100 volte dell'apparato radicale! Quale dialogo può avere questa pianta con il mondo minerale? Abbiamo allora una pianta che non ci nutre più. E allora si diffondono le intolleranze alimentari, le allergie...".</div>
<div style="text-align: justify;">
Certamente siamo quello che mangiamo. E le intolleranze sono la malattia dei giorni nostri. Il mondo non ha tempo, deve produrre e guadagnare . E deve far uso a man bassa e in maniera sconsiderata di chimica, concimi di sintesi, mangimi agli antibiotici, per produrre e guadagnare ancora. Allora una mamma che prende i fermenti lattici ma ingurgita qualunque alimento prodotto in questo modo, davvero potrà evitare al suo bimbo di sviluppare un'allergia alimentare? Il nostro corpo potrebbe diventare intollerante per un motivo e allora forse siamo noi che non siamo abbastanza attenti, abbastanza critici e abbastanza umili per ascoltarlo. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-30678849542446150392015-01-28T18:17:00.001+01:002015-02-02T13:15:20.690+01:00Un nuovo inizio è possibile?<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Ieri mi ha chiamato mia mamma. Ultimamente le comunicazioni non sono così frequenti e amabili. Forse perché per la prima volta mi sto pian piano discostando da quello che è il modello di figlia che persegue i giusti obiettivi. "E' importante che ricominci a lavorare". La pressione è sottile. "Pensa ai contributi".<br />
Mi ha fatto riflettere.<br />
<br />
<a name='more'></a>La sua generazione, quella dei baby boomers, è stata la prima ad avere accesso in massa all'istruzione. I laureati negli anni '70 erano la minoranza della popolazione e hanno avuto la strada per lo più spianata in qualunque settore si accingessero a entrare, sia pubblico sia privato. Un mondo del lavoro pieno di opportunità che apriva le porte a chiunque avesse la pergamena firmata da un rettore e la voglia di darsi da fare. Le donne alzavano la testa, si emancipavano, gli uomini facevano carriera, in quegli anni '80 scintillanti di paillettes, ebbri di Amaro Ramazzotti e di sogni. Si innescava un ciclo di lavora, produci, guadagna, spendi e consuma, che ha portato la società e l'economia ad avvitarsi su loro stesse fino a rimanerne strangolate.<br />
Insomma un lavoro per tutta la vita, i contributi, poi finalmente la pensione. E questa è l'ottica con cui siamo cresciuti pure noi, figli degli anni '80. Chi non segue il flusso è perduto. O è uno sfigato.<br />
<br />
No, qualcosa proprio non mi torna. E non è perché dopo aver afferrato a 25 anni un prestigioso lavoro a tempo pieno in una grande multinazionale sono stata lasciata a terra da un giorno all'altro. Non è perché in un'altra grande multinazionale sono entrata e uscita, rimanendo solo il tempo necessario a coprire un buco. No. Perché anche mentre lavoravo e come obiettivo avevo il lavoro (trovarlo, mantenerlo, cambiarlo) e fuori dal lavoro pensavo a come migliorare nel lavoro e a poco altro, il malessere c'era e non sempre era latente. La depressione, il mal di stomaco, la sensazione di non essere mai abbastanza, di dover dare di più senza chiedere mai, di dovermi spremermi ancora e ancora...Sentivo che qualcosa non andava, mi stava stretto, mi incappucciava.<br />
Poi però la vita è strana. Gli eventi fanno il loro corso e tu a volte sei semplicemente uno spettatore. Succede che arriva un bimbo e ti accorgi che le priorità che avevi forse erano tarate male. Che stavi correndo, sì, ma in circolo. Che insomma mai ti eri fermata un attimo a pensare. Ora il tempo per pensare ce l'hai un po' forzatamente, visto che senza un lavoro fai la mamma a tempo pieno. E tanta voglia di tornare in quel tran tran proprio non ce l'hai. Senti che vorresti qualcosa diverso e per la prima volta riesci a dirtelo ad alta voce. Che questa città, dove vivi da più di 10 anni, proprio non ti piace, che soffochi nello smog, e le confusione, la calca, la gente che corre, suona il clacson e corre in giro con l'orecchio incollato al cellulare ti rendono claustrofobica. Insomma che te ne vorresti proprio andare. Andare dove l'aria non puzza così tanto, dove non sia tutto ricoperto di cemento e asfalto, dove la musica è un po' diversa. Perchè qui se rallenti rimani tagliato fuori. Di cosa parli poi agli nell'ora d'aria, meglio conosciuta come happy hour?<br />
Insomma per ora sono riuscita a dirmelo e a condividerlo per lo meno con chi mi sta accanto. E questo è un inizio. Forse il mio nuovo inizio...<br />
<br />
<br /></div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-59826114554344716912015-01-16T13:05:00.002+01:002015-02-02T13:15:10.644+01:00Malattie e alimentazione, antroposofia è quasi magia...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMR-AOKqckI7UE-rUiadVw3L_PO0A-e37kAj1c2mfJADp-mBqynWMPO3ugOoIkG6sLslVv52M425o1idXGUW_VgZofsjM_UKo7gbul3dqy8tVYntPiBgMz3k1K0OapwDFWERV8u5zOQVM/s1600/IMG_00000371.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMR-AOKqckI7UE-rUiadVw3L_PO0A-e37kAj1c2mfJADp-mBqynWMPO3ugOoIkG6sLslVv52M425o1idXGUW_VgZofsjM_UKo7gbul3dqy8tVYntPiBgMz3k1K0OapwDFWERV8u5zOQVM/s1600/IMG_00000371.jpg" height="320" width="320" /></a>Nell'ultimo post citavo la nostra pediatra antroposofica, da noi soprannominata 'la maga'. Questa pacata signora dai capelli argentati che parla sempre sussurrando ha dato il la a una serie di cambiamenti nella nostra vita di (mini)famiglia.</div>
<div>
<br />
<a name='more'></a><br /></div>
<div>
Lo scorso anno, prima di Natale, abbiamo iniziato lo svezzamento di Leonardo. Forte delle mia condizione di mamma alternativa, mi ero data ad approfondite letture sull'autosvezzamento. Per chi non la conoscesse, questa 'pratica' consiste nel nutrire il bambino che sia pronto al cibo, fin da subito, con alimenti da adulti, possibilmente sani (per intenderci non salsiccia e patatine). Da subito paste al forno, brasato e polenta, puré e pesce, uova al tegamino con asparagi e via dicendo. Questo nella convinzione che il pupo a un certo punto, verso i 6 mesi, sia pronto per passare dalla tetta alla forchetta senza passare per pappe e pappine intermedie.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Questa teoria all'epoca mi piacque assai, così decidemmo (si legga decisi) di applicarla. Cestinato il foglio della pediatra della Asl, iniziammo a proporre a a Leonardo ravioli, arrosti, legumi, salumi...Ma. Nel frattempo avanzava l'inverno e il piccolo inanellava un raffreddore dopo l'altro e febbri a distanza di una settimana. Ormai avevo il terrore di farlo avvicinare ad altri bambini, perchè ogni volta il suo radar capta-germi si attivava e tempo 24 ore il pupo si ritrovava con 39 di febbre e naso intasato. Senza contare che tra una malattia e l'altra il catarro non spariva.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Dopo un paio di mesi ero esasperata. Ma non volevo cedere agli antibiotici. Mi ricordai allora di una conversazione avuta all'epoca della gravidanza con una ex collega. "Tu che hai due bimbe e abiti nella mia zona, mi consiglieresti un pediatra?". "Mmm guarda, io vado da una un po' particolare, non so...". Forse la questione era caduta lì, ma la dicitura 'cosa particolare' lasciò un piccolo segno in me, come un promemoria. </div>
<div>
<br /></div>
<div>
Dunque nel momento del bisogno vado a ripescare questo ricordo e chiamo la ex collega. "Mi dai il numero della fatidica dottoressa?" "Va bene, ma devo avvertirti, o la ami o la odi. Ha guarito il figlio di Cristina dalla broncopolmonite senza antibiotici. Io la adoro, ma molti scappano a gambe levate dopo il primo incontro". Urca. Ok, dobbiamo andarci. </div>
<div>
<br /></div>
<div>
Passa il week end e il lunedì suoniamo al citofono di questa presunta maga. Entriamo in una piccola oasi fiabesca, in una brutta zona di Milano (non che ce ne siano molte definibili belle, ma questa è un'altra storia). La pediatra vuole conoscere la storia di Leonardo e prende appunti su un foglio a penna, con una calligrafia indecifrabile (e tale rimane nelle sue prescrizioni!). Finito il racconto domanda: "E non va neanche al nido? Secondo me è un problema alimentare. Ricominciamo da capo". Ipse dixit. Alt a qualunque cibo che non siano cereali, verdure, mela e pera. "Ovviamente biodinamici". Ovviamente. E così anche per me che allatto. Ah, più una cura a lungo termine di ferrum silicicum e cichoria planta tota. Esco di lì con un groppo allo stomaco. Un fallimento come madre e come nutrizionista. Ma voglio tentare questa strada.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Il giorno dopo vado in spedizione in un negozio di prodotti naturali e bio e faccio incetta di pappe ai cereali di tutti i tipi. Reinverdisco i contatti con il gas (cui ci eravamo iscritti tempo prima, sull'ondata emozionale di <a href="http://www.guanda.it/scheda.asp?editore=Guanda&idlibro=6842&titolo=SE+NIENTE+IMPORTA">Se niente importa</a> di Safran Foer) e in casa nostra iniziano a entrare solo ortaggi biologici e piano piano anche tutto il resto inizia ad avere questa origine. </div>
<div>
<br /></div>
<div>
Tempo un paio di mesi il catarro di Leonardo scompare e le malattie si diradano. Senza antibiotici o altro, semplicemente cambiando la dieta (abbiamo poi inserito piano piano altri alimenti, ma quasi niente carne e pesce) e utilizzando granuli e gocce a base di erbe. </div>
<div>
<br /></div>
<div>
Neanche a dirlo io ne sono entusiasta. Ho iniziato a leggere sull'antroposofia, una filosofia ideata da Rudolf Steiner, che abbraccia vari ambiti, dalla medicina, alla pedagogia, all'agricoltura. </div>
<div>
<br /></div>
<div>
Tornando all'alimentazione di Leonardo, la pediatra antroposofica sostiene che quello che ci vuole per un bimbo che si avvicina al cibo è l'estrema gradualità. Non quella del foglio classico una settimana pappa con solo brodo, poi verdure e poi carne e formaggio, tiè. Un eccesso di proteine animali fin da subito (ma anche più avanti) favorisce l'acuirsi dei processi infiammatori a carico dell'intestino (che è il nostro laboratorio di protezione dalle incursioni dei germi). L'organismo dunque si indebolisce e diventa più soggetto agli attacchi esterni. La risposta del corpo per eliminare questo eccesso è la macroproduzione di catarro. Come quella di Leonardo nei primi mesi di svezzamento.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Ovviamente Leonardo antroposofico non è immune dalle malattie. Ma si ammala in maniera decisamente più lieve e sporadica. La febbre sale raramente sopra 38° e si abbassa di solito in una giornata solo con l'ausilio di Belladonna/Chamomilla (niente più antipiretici o paracetamolo). L'organismo attiva con forza e da solo la risposta immunitaria. </div>
<div>
<br /></div>
<div>
Considerato che in tre mesi e mezzo di nido ci saranno state solo un paio di episodi di raffreddori, allora forse c'è da pensare che la 'magia' funziona...</div>
<div>
<br /></div>
<div>
</div>
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
<div>
<div>
<br /></div>
</div>
</div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-72191887340564844922015-01-14T21:11:00.000+01:002015-02-02T13:14:58.173+01:00Nido, croce e delizia<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXbI89f3n_nSGy_fDKFKD6XNK3yny_4Mbu9zljJ6FfCcwLSfI0C1VeX0oVsKc6bD6iwNybjcUFgifeXWWxSWL6ABNW5q1VOYBmEHxQzhhgtIy9Ye0cd9MQ0I1vnFLbU27xx2uA9SuvL60/s1600/IMG_00000108+(3).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXbI89f3n_nSGy_fDKFKD6XNK3yny_4Mbu9zljJ6FfCcwLSfI0C1VeX0oVsKc6bD6iwNybjcUFgifeXWWxSWL6ABNW5q1VOYBmEHxQzhhgtIy9Ye0cd9MQ0I1vnFLbU27xx2uA9SuvL60/s1600/IMG_00000108+(3).jpg" height="320" width="320" /></a></div>
Quando si è cominciato a parlare del nido per Leonardo, quasi un annetto fa, i pareri erano contrastanti. Dietro pressioni di Gi, decisamente favorevole, avevo acconsentito a preiscriverlo buttandomi dietro le spalle la riflessione sul se fossi o meno dell'idea. Di diverse campane erano anche i nonni ("Sì mandatelo! La cugina Matilde si divertiva tantissimo" "Assolutamente no! Te lo ritroveresti sempre malato! Piuttosto una babysitter full time!").<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<br />
Finisce l'inverno, poi volge al termine anche la primavera. E si avvicina il momento di prendere la decisione. Causa un brutto raffreddore, visitiamo, intorno al primo compleanno, la pediatra antroposofica. "Io sono contraria al nido. I bambini devono stare con la genitrice almeno fino ai 3 anni. Al nido si ammalano non per i germi, ma perchè manca loro la mamma. Lei lavora?". "Per ora no, ma sa, prima o poi...". "Se le servono soldi, faccia un mutuo. Lei ora sta facendo un master".<br />
<br />
Inizio luglio sulla spiaggia di Sabaudia. "Nido sì? Nido no? Solo mattina? Fino al primo pomeriggio?". Sono in crisi. "Ti do io la soluzione. Con i soldi del nido paghi una tata per qualche ora a settimana e tu sei più libera" elargisce consigli, generosa, nonna V.<br />
<br />
"Non ha nessun senso. Al nido ci va. Decidi tu quanto". Gi ha l'ultima parola sulla questione.<br />
Leonardo inizia, tre mesi fa. Nido aziendale, va la mattina, pappa e alle 13 lo vado a prendere.<br />
<br />
Per le mamme lavoratrici, forse, la questione neanche si pone. Una a un certo punto deve rientrare e nido (o nonni o tata) dev'essere. Se non lavori, o per lo meno non svolgi una regolare attività retribuita a tempo pieno, e sei mamma full time (in parte per tua scelta, in parte no) la questione si complica. Da un lato l'idea di tornare ad avere un po' di tempo per te, per riprendere fiato, ti alletta. Dall'altro il cordone ombelicale, lontano dall'essere reciso, tira come non mai. Certo, se non lavori che almeno ti tenessi tu il pupo. Ma come diavolo faccio a trovarlo un lavoro se le attività del giorno si riducono rigorosamente (per mancanza di straordinari rispetto alle canoniche 24 ore) a giocare con i duplo, con le macchinine, cambiare pannolini, preparare pappe, addormentare e se mi siedo un attimo al computer...bam sbam uéééé<br />
<br />
Comunque. Una volta deciso nido sì, le elucubrazioni si chiudono, giusto? No. Ti accorgi che il tempo vola rapidissimo, non hai fatto praticamente niente ed è già ora di andarlo a prendere. E ti chiedi, non sarebbe forse meglio lasciarlo qualche ora in più? Ma ecco che già il cordone ricomincia a tirare e uno strisciante senso o di colpa si insinua...se non lavori perchè non te lo tieni tu, il pupo?...<br />
<br />
<br /></div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-247808184007117613.post-7785161073470258602015-01-12T18:59:00.000+01:002015-02-03T22:10:27.559+01:00La forza del bicchiere mezzo pieno<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Riuscire a vedere il bicchiere mezzo pieno non è facile. Probabilmente molti eventi della vita potrebbero spesso essere letti in chiave positiva, e questa visione forse ci aiuterebbe a sfruttare il potenziale della situazione. Per chiudere un capitolo e ricominciare; per migliorare o anche semplicemente per cambiare, che a volte il cambiamento è cosa davvero rigenerante.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaGUvJL764gnMpK-xbl6yRGZtlJqbhGRYxlSZi3U_K80ExhMG3jtm96e2s996p1-P5zDwa8UHFW9BSYM6pmVYz4X-JS2ciW8ZgHbptH0qyKsUWMv7lEPO8QlEOrcwMgw_7-PymQaHd3bk/s1600/P7114957.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaGUvJL764gnMpK-xbl6yRGZtlJqbhGRYxlSZi3U_K80ExhMG3jtm96e2s996p1-P5zDwa8UHFW9BSYM6pmVYz4X-JS2ciW8ZgHbptH0qyKsUWMv7lEPO8QlEOrcwMgw_7-PymQaHd3bk/s1600/P7114957.JPG" height="240" width="320" /></a></div>
<div>
Vedo oggi con più chiarezza che la negatività e la paura creano attorno a noi un terreno sterile e instillano il germe della pigrizia. Un connubio distruttivo. </div>
<div>
Così per un periodo ho vissuto in balia di queste forze dannose. Poi, chissà per quale strano allineamento dei pianeti, un poco le nubi si sono squarciate e al momento vedo le cose sotto un'altra luce. Che bello sarebbe se questo attimo di lucidità durasse il tempo necessario per iniziare a mettere in pratica tutti i buoni propositi che mi saltellano qui e la nella testa. E per portarli a termine. Chissà. </div>
<div>
Intanto c'è in nuce qualche progetto che prima non c'era, qualche idea che faticava a formarsi ora è lì, ed è un inizio...</div>
<div>
<br /></div>
</div>
valesafarihttp://www.blogger.com/profile/07080121507729987393noreply@blogger.com1