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mercoledì 25 febbraio 2015

Dipendenze

E' venuto il momento di ammetterlo con me stessa. Non si tratta più soltanto di un qualcosa cui ricorrere una volta ogni tanto, per conforto. Non è più solo un rifugio dei week end, dei momenti liberi e delle domeniche casalinghe. Una volta il suo utilizzo era quasi un tabù, confinato alle ore libere. In casa va bene, ma solo se non ci sono ospiti. Al massimo ci si può scendere, che so, a prendere il pane. Ma se il raggio d'azione si allungava oltre un centinaio di metri dall'abitazione, l'allarme scattava: assolutamente non consentito, potresti incrociare qualcuno che conosci e davvero non vuoi farti vedere con lei.

Invece, da quando il lavoro in ufficio è stato sostituito da quello di mamma e di freelance, il suo uso - degenerato in abuso - è stato più che sdoganato. Diciamo che è uno svacco. E lei è diventata la mia compagna più fedele. Ma ora basta, lo riconosco, il troppo è troppo. La dipendenza deve essere drasticamente ridotta, urgono seri provvedimenti per una reale disintossicazione. Ho deciso di dirle se non addio, almeno arrivederci.
Il momento più duro, lo so, sarà la mattina. Quando l'aria frizzantina che mi fa rabbrividire appena uscita da sotto il piumone, mi fa desiderare solo lei. La sensazione di benessere, come un caldo abbraccio, una coccola. Ma no, ecco dovrò resistere. Distoglierò lo sguardo dalla sua morbida fattezza e tirerò diritto. Come un Ulisse legato stretto all'albero maestro andrò oltre, senza lasciarmi incantare dal richiamo argentino dell felpata sirena. Proseguirò, senza voltarmi, e mi dirigerò verso l'armadio. E poi sceglierò qualcos'altro da mettermi. Un abito, oppure un paio di jeans, magari - sì posso farcela! - un po' attillati. Un cardigan leggermente elegante.
E' vero, abbiamo avuto dei bei momenti insieme. Mi hai accompagnato silenziosamente, ma confortevolmente tutti questi mesi. Sei stata sempre con me, in quasi ogni momento della giornata. In casa e - sempre più spesso ormai - anche fuori casa. Ora è giunto per me il momento di staccarmi un po' da te. Di ricominciare a mettere altri vestiti. Magari di comprarne anche di nuovi.
E' stato bello ma per ora ti dico saluto. Ciao,ciao mia cara e amata tuta.
Con affetto, la tua compagna pigrona e pantofolaia.

Che poi ci è voluto poco per dimenticarti. E' bastato provare come ci si sente bene con un vestitino che ti piace e - perchè no - che ti dona anche. Un nuovo outfit e ti senti di nuovo una donn..eham..ragazz..uhm boh, insomma quello, oltre che una mamma. E pensi che hai fatto bene a mettere a riposo la tua fidata tuta felpata. Almeno fino al prossimo attacco di pantofoleria acuta.


4 commenti:

  1. Se però la tuta fosse strafiga? Magari con scarpe sportive fashion, allora non sarebbe un outfit da pantofolaia ma un abbigliamento per donna superimpegnata che vuole stare comoda senza rinunciare a essere carina e alla moda ;-).
    Per noi "ragazze" tradizionali la tuta resta sempre la tuta...

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  2. ma quanto è carino il vestitino che indossi!!!!!!! dovrei ricominciare anche io a mettere qualcosa che mi faccia sentire una donna....Molto molto carina!

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  3. "Se per voi è normale indossare una tuta, finirete automaticamente per diventare una donna a cui la tuta si addice" ci dice Marie Kondo. Cara Marie....e allora?

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  4. Bellissimo il vestito! Ps io però in casa sto spessissimo in tuta :-(

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