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lunedì 16 marzo 2015

Pensieri e divagazioni dai banchi di scuola

Per qualche giorno valesafari torna sui banchi di scuola. Mesi fa era stata selezionata per un corso di aggiornamento che si tiene in una grande università privata. E quindi eccola qua, in un'aula decisamente più 2.0 rispetto a quanto ricordava. Mentre in pausa pranzo mangia il suo panino nella sala comune in mezzo agli studenti, e osserva quanto sembravano bambine le facce intorno a lei, realizza con una certa sorpresa che la forbice che la separa dai compagni casuali di merenda si avvicina alla decina di anni (!!). Sebbene si riesca a mimetizzare piuttosto bene, grazie al look poco serioso e alla perenne aria da ragazzina (grande cruccio dell'adolescenza, epoca in cui tutti le toglievano diversi anni, facendola retrocedere di generazione) si sente un po' - che strano!! - un pesce fuor d'acqua. E con l'occhio curioso dell'etologa osserva questi ggiovani che hanno l'aria di saperla lunga, tra una siga e un'altra, e che si somigliano abbastanza tutti. I ggiovani maschi hanno ciuffi vaporosi, barbe dall'aria trascuratamente curata, pantaloni rivoltati tipo acqua in casa e caviglie nude. Le ggiovani femmine portano pantaloni aderentissimi, di quelli che a volte ho anche provato nei negozi (visto che ormai ti vendono quasi solo quelli) odiando l'effetto cotechino che da' una gamba non proprio alla Eva Erzigova e che è scopre davvero diffuso. Molto in voga i fuseaux neri direttamente dagli anni 80, gli occhiali neri squadrati e le sneakers alla caviglia.

E sono tornata indietro con la memoria, a quando ero io una studentella universitaria con alcune ambizioni, poche incertezze e molte paure. La sensazione perenne di trovarmi a sguazzare in una massa che mi travolge, perché con la mia vocina timida non riesco a gridare più forte degli altri o a farmi notare (mi viene in mente l'imitazione che Crozza fa di Sergio Mattarella, qui). Un po' di acqua è passata sotto i ponti da allora e con sollievo sento dietro alle spalle l'epoca del 'che farò da grande' e del 'non ne ho idea alcuna'. Non perchè oggi ne abbia molta più idea, ma perché grazie alla palestra della vita e a un percorso di cui magari parlerò un'altra volta, sto imparando piano piano a ridimensionare quelli che una volta mi sembravano ostacoli grandi, grandi, insormontabili. Se prima credevo, ad esempio, che chiunque mi parlasse sopra lo faceva perché ne sapeva sicuramente più di me, ora vedo che non sempre chi straparla ha qualcosa di intelligente da dire. E forse invece farebbe meglio a tacere per un po' e ad ascoltare. Così per dirne una.

Ironia della sorte mi sono andata a inserire in una categoria professionale che è piena di persone follemente innamorate del suono della propria voce che ritengono impossibile tacere questa o quell'idea, perché, capite, il mondo ha proprio bisogno di sentirla. Mi vien da ridere e allegramente mi interrogo sul perché ho scelto il percorso che ho scelto...

Scusate, suona la campanella, per il momento la pausa - e le riflessioni - sono finite.













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